“Il sole è sempre quello” ovvero l’assurdo contemporaneo
Esiste, nella tradizione letteraria e cinematografica contemporanea un certo genere di fantascienza che crea modelli di simulazione per mettere in scena, come in un esperimento di laboratorio, futuri possibili, tanto utopici che distopici.
La fantascienza, a differenza del genere fantasy che si muove nell’ambito della pura fantasia, trae i suoi scenari e i suoi ingredienti costitutivi da elementi già esistenti nella realtà in cui viviamo.
Questi elementi, quali dati scientifici, comportamenti sociali o linguaggi, si mescolano nella creazione letteraria e cinematografica con i desideri, le paure e le aspettative del genere umano.
Nel mio lavoro “Il sole è sempre quello”, compio un’operazione tipica della creazione letteraria fantascientifica: prendo elementi del mondo reale e li proietto in un mondo possibile.
Ho presentato la mia installazione la prima volta nel Marzo 2010 a Roma (IT) per la mostra collettiva “C’era una volta un futuro”. Molte delle persone che hanno avuto modo di vedere l’installazione, osservando in seguito i telegiornali e le news, specialmente alla luce delle gravi catastrofi che stanno avendo luogo sul nostro pianeta, mi sono venute a dire che ero stata profetica e che incredibilmente i giornalisti parlavano proprio come Esenga Ihccort.
In realtà nel mio lavoro non c’è nulla di profetico, i giornalisti hanno sempre parlato come Esenga Ihccort. Lavorando con l’analisi e la critica della televisione “dal basso” dal 1998 ad oggi, ho avuto modo di notare le figure retoriche utilizzate nel linguaggio giornalistico televisivo.
Mi limito ad osservare la realtà e ne evidenzio le assurdità estrapolandole dal loro contesto ed inserendole in uno scenario immaginario. Esattamente il processo che si attua nella letteratura fantascientifica. Lo straniamento che ne consegue fa si che si possa guardare al mondo che ci circonda da una nuova prospettiva mettendo in luce l’assurdo contemporaneo.
Nel caso di “Il sole è sempre quello” trasporto il linguaggio giornalistico a cui siamo quotidianamente abituati in un contesto surreale, distopico ed apocalittico. Il mondo immaginario di Esenga Ihccort, la corrispondente dall’apocalisse, non è altro che uno dei nostri presenti possibili, un luogo di paure e di ossessioni di un’umanità giunta ad un punto di non ritorno.
Ho voluto associare le immagini oniriche e disturbanti delle corrispondenze dall’Apocalisse di Esenga Ihccort con le anziane e sapienti braccia di mia zia, Mentana Curti (1912-2009).
Mentana Curti, con i suoi movimenti lenti, saggi e sicuri, ripresa mentre impasta la sua impareggiabile pasta all’uovo, simboleggia per me il passato ed il nutrimento.
Donna del ‘900 che, pur vivendo nel secolo dilaniato da due guerre mondiali, due catastrofi epocali, è riuscita a passare attraverso il tempo e la storia costruendo un passato solido su cui farmi crescere.
Zia Mentana, la sua vita e la sua arte di impastare, sono il terreno concreto e stabile su cui si struttura un presente incerto, un istante mediatico in bilico tra futuri possibili.
Installazione realizzata per la prima volta nell’ambito della mostra “C’era una volta il futuro” (Marzo 2010) a cura di Opera Rebis
Per il catalogo della mostra: un’edizione limitata della rivista boîte scarica il PDF qui
Guarda la galleria di immagini dell’installazione nell’ambito della mostra Möglichkeitsraster / possibility grid (sett-ott 2011, Graz, Austria)
Guarda la galleria di immagini dell’installazione nell’ambito della mostra C’era una volta il futuro (Marzo 2010)
Guarda la galleria di immagini dell’installazione per l’evento The eco/female world (Ottobre 2010)
Guarda la documentazione video:
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