Tra due fiumi caldi e umidi

Sono lontana da casa da un mese e non voglio tornarci. Sono nella metro ed è notte, sto andando a fare l’amore perché dopo un anno di astinenza dovuta ad un infezione mimetica mi sono abbandonata ad implacabili incontri sessuali con un ragazzo del mio stesso segno zodiacale, ho fatto esattamente quello che mi aveva predetto l’oroscopo quella mattina quando diceva che mi sarei innamorata come sempre e avrei solo dovuto lasciar scorrere. Così sto scorrendo verso la città, direzione midtown, mi fermo in un palazzo dove vendono tappeti orientali, voglio fare l’amore dovunque, ci siamo capiti, sulle scale, sui tetti o nei sotterranei. Fa caldissimo qui in città, l’algida aria condizionata viaggia con noi nei vagoni della metro e spezza il respiro nei tunnel afosi. Non esiste via d’uscita da questo calore e tutta la città è affogata da milioni di condizionatori che ogni notte e ogni giorno sputano come draghi vapori di aria calda nelle strade di questo posto che giace tra due fiumi caldi e umidi.
River Boy mi non mi aspetta davvero, ma è pronto ad accogliermi e mi cucina un frugale pasto con le cose commestibili raccolte quel giorno dall’immondizia -In questa città buttano di tutto- dice River Boy mentre mi prepara la sua trappola alimentare perché gli ho detto che mi abbandono totalmente a chiunque mi nutra. River Boy è sottile come un’apparenza, non sa che come tutti i ragazzi del fiume il suo destino è quello di essere amato ed ucciso e vive da sei mesi in questa città malsana.

Io e River Boy ci siamo arrampicati sulle scale antincendio e abbiamo passato la notte sospesi nell’abisso tra due grattacieli con un oscurità nera sotto di noi che si intravedeva dalla grata su cui eravamo distesi, mentre il cielo era tagliato da una lama di cemento che incombeva oscura. Tutto attorno il rombare tuonante dei condizionatori per raffreddare a dovere gli spiriti dei lavoratori notturni.
Uno di loro ad un certo punto esce a fumarsi una sigaretta e ci vede, era la seconda sigaretta che usciva a fumarsi, la prima l’aveva fumata mentre noi esploravamo il posto per capire come ci si stava, River Boy camminava come un gatto sui tetti spioventi e spariva dietro angoli bui per poi ricomparire insoddisfatto mentre io speravo che non gli mancasse l’appoggio del piede o che non scivolasse in quella gola oscura lì sotto perché non ero preparata ancora al dramma. Io e quell’uomo sulle scale di fronte ci eravamo guardati nella distanza notturna, l’uomo stava due, tre piani più in alto, vedevo il braciere della sua sigaretta, segno di una pausa dalle ore di lavoro. Anche lui su un uscita di sicurezza, perché i fumatori sono degli appestati in questa terra di cemento e vapori. Poi era rientrato. Noi intanto ci eravamo costruiti un giaciglio sulla grata e ci eravamo spogliati. Ero sopra a River Boy e lo tenevo dentro quando quell’uomo è uscito nuovamente, con un’altra sigaretta tra le labbra. Ci siamo subito guardati e io non ho detto niente ma è stato allora che River Boy ha cominciato a spingere più forte, sono venuta solo quando l’uomo è rientrato senza finire la sigaretta e River Boy è venuto con me.

Sono nella metro e sto tornando a casa, sono le otto di mattina ed è caldo come fossero le due del pomeriggio a Roma. I miei jeans sono pesanti e bagnati dal sudore. Tutto quello che ho addosso è appiccicoso e pesante e la gente si trascina a fatica questo lunedì mattina. Io entro a casa di Rasa, la mia amica col condizionatore, e mi faccio una doccia leggera, perché non voglio perdere il suo odore. Rasa mi guarda sempre quando torno a casa, mi odora il sudore, sa che sono stata con River Boy o nelle strade affannate e non resiste, mi deve assaggiare, ha tanta fame, anche se lo nega, perché lei non esce quasi mai a procurarsi il cibo.
Rasa è del nostro stesso segno zodiacale e non sopporta il calore, per questo nella stagione calda che non finisce mai, si rintana con il condizionatore e tiene tutte le finestre chiuse.
Rasa conosce bene il mio odore, e a me lei piace molto ma di solito affogo nelle complicazioni ogni sua proposta o slancio creativo perché non ho mai voglia di lasciarmi irretire dai suoi desideri che significano restare giornate intere in casa a smontare e rimontare pezzi di tecnologia feticizzata al suono del condizionatore e dei suoi starnuti. Adesso più che mai non ho tempo per lei, sono troppo presa da River Boy, me lo ha presentato per un progetto su cui stavano lavorando insieme, aveva presentito che mi sarebbe piaciuto perché comunque mi conosce molto bene e mi ha lasciato scorrere, adesso mangio del gelato pistacchio variegato al cioccolato dell’antica comunità frikkettona locale, mi stendo sul futon e mi addormento, sono le 10 di mattina, sono le quattro del pomeriggio a Roma.

Sono nella metro, ed è ancora notte, e questo accadrà molte volte, c’è tempo prima che si compia il destino di River Boy che come una goccia di sudore sembra volermi sfuggire tra i due fiumi che continuano a scorrere. Spero che mi scivoli addosso un’altra notte come questa, insonne con il rumore intermittente dell’amore nelle orecchie, vorrei darmi tempo prima di vederlo morire, ma non posso perché devo ripartire, ho un volo di ritorno già prenotato e ormai mancano pochi giorni e io non voglio tornare a casa e Rasa sente la mia inquietudine dall’odore e mi consiglia di respirare profondo, chiamare la compagnia e spostare il rientro.

Ho poche possibilità perché le compagnie aeree in questa parte del mondo, dopo gli orrendi episodi di decessi collettivi, sono diventate molto molto rigide, così mi preparo il copione e quando telefono insceno ogni tipo di personaggio, dall’utente invalida che si è slogata una caviglia, alla cliente fissa e vantaggiosa disposta a cambiare compagnia se rimane insoddisfatta, dopo un ora di tentativi mi gioco l’ultima carta e dichiaro di essere persino disposta a pagare se mi spostano il volo, ho dei soldi, posso pagare, pago, ma non c’è niente da fare, la compagnia è irremovibile e vedere irrealizzabile la mia volontà pagante nell’epicentro del regno del denaro mi getta vertiginosamente nell’universo dell’assurdo.
Non è possibile e non ci posso credere, proiettata nell’incomprensibile, la testa che mi gira in questo sforzo volitivo, rimuovo il problema e decido semplicemente di andare a cercare un ristorante portoricano nel lower east side. Non mi arrenderò mai alla rigidezza di questa realtà inarrestabile che mi vuole sul volo delle 10.30 di sera. Le quattro di mattina a Roma. Abbiamo tutti fumato dell’erba idroponica e abbiamo bisogno assoluto di mangiare qualunque cosa.

Mentre ci nutriamo di riso giallo e fagioli neri uno di noi si interroga e mi guarda: “Mahh, Ehhhh il tuo volo? – E’ adesso, credo – rispondo io -Che ore sono? – le 23 e trenta? – Come faccio? – Ho trovato una soluzione, ho un biglietto sola andata con un’altra compagnia-

Ebbene si, ho fatto un biglietto con la Corpse Airways, una compagnia che mi consente di spendere i soldi, ma in una quantità oculata, accettabile, affordabile, unica pensabile per me. Li ho chiamati, dopo che me ne ha parlato River Boy mentre mangiavamo un mango candito dalla strada e un cane da punta ammuffito alle cipolle: -Puoi provare con la Corpse Airways- mi ha detto –Mi ha voltato tante volte ed è stato sempre meglio, la nostra amica del tuo stesso segno ci ha svoltato in molte occasioni ed è sempre più bella- io non capisco benissimo la lingua di River Boy, capisco il senso dei suoi discorsi ma non i particolari, capisco che la Corpse Airways è una buona possibilità ed io voglio restare, così faccio una ricerca incrociata tra pagine di giornale, reti e risorse umane e scopro che è una compagnia affidabile, quasi un’istituzione qua, della quale non avevo mai sentito parlare se non in forma di semi-leggenda. Sono felice di vedere che esistono compagnie così economiche alla sola condizione di avere un poco di flessibilità ed io se voglio ne ho molta. Così parlo con l’operatore e acquisto il mio Voucher. Volerò con loro

La mattina dopo mi sveglio per un botto fortissimo che fa tremare tutta la casa e la prima cosa che penso è che è precipitato l’aereo, chiedo a Rasa se è tutto apposto e lei sta raccogliendo la bottiglia di plastica da cinque litri che usa per sempre con acqua potabile non inquinata. La gatta spaventata è salita sull’armadio e non vuole saperne di scendere. Forse sono un poco tesa per la scelta che ho fatto ma mi compiaccio di aver trovato this cheap ticket con Corpse Airways.

Rasa mi dice di aver volato diverse volte con la Corpse Airways, mi dice che si viaggia molto leggeri, e che come ha funzionato per lei, funzionerà anche per me. Mi tranquillizza abbastanza accarezzandomi la testa con le sue mani che odorano di nuovo, cosi’ per adesso scorro in questa città, prendo l’autobus che mi porta crosstown, dall’est all’ovest con aria condizionata, posso sedere e prezzo relativo, non a caso qui l’autobus non lo prende nessuno perché è un lusso ma finché ho la tessera prepagata me la godo, cosi’ lo prendo e a me piace.

Con River Boy mi immergo di nuovo nel nostro sogno appiccicoso, da lui fa caldissimo più caldo che in strada e ci chiudiamo dentro una stanza senza condizionatore con tutti i ventilatori e tutti i computer accesi. Me ne vado solo dopo parecchie ore e sono completamente bagnata neanche mi fossi immersa in un fiume caldo e umido.

Sono nella metro e sto tornando a casa, è notte fonda ma dalla metro alla fine del ponte vedo il cantiere dove io e River Boy abbiamo fatto l’amore la prima volta. Stavamo tra i calcinacci appoggiati alla parete di legno e io avevo di fronte il ponte che la notte ha un bagliore interminabile di luci, lui ripensandoci, vedeva probabilmente soltanto le porte ancora aperte di quel palazzo in costruzione e i lunghi corridoi bui. Il giovane rabbino che ci ha aspettato tutto il tempo fuori nella macchina alla fine ci vede uscire tremanti dal futuro alveare della sua comunità. Penso che forse adesso dovranno fare qualche rituale per purificare l’edificio dalle nostre larve sessuali, comunque il preservativo ce lo siamo portato via.

Sono nella metro per andare al lavoro a Chelsea, il caldo afoso e pervasivo mi fa sciogliere sui marciapiedi, mi fa sentire nel ventre di un grande animale. Il mio dolce ragazzo del fiume mi chiede di raggiungerlo nel suo ufficio, semivuoto, mi segue nel bagno e con le luci spente per il calore facciamo un amore breve ed intenso sul lavabo.
Amo quel corpo sottile e agile come una mosca, d’altronde è del mio stesso segno, mi spiego l’attrazione a questo modo e sono già gelosa di Rasa sempre del nostro stesso segno perché mi rendo conto che lui la ama almeno quanto me. Ma lei resterà dopo di me mentre di lui rimarranno solo gocce nel fiume.
Siamo sudati, scivolosi, umidi come non mai e ci mettiamo sotto la doccia prima di andare a bere in compagnia il sidro di mele che ha fatto River Boy. Non è abbastanza per ubriacarci tutti, allora usciamo per una birra e finiamo in un parcheggio dopo aver guardato a lungo una coppia sulle scale antincendio mentre cerca un poco di sollievo all’innaturale calura notturna li vediamo che si accarezzano e si leccano le gambe.

Il giorno dopo devo partire, no way back, no way, ho finito i soldi ed il lavoro, questa volta devo partire davvero. River Boy mi rimprovera di non avergli lasciato segni, qualcosa che ho fatto volontariamente da quando ho deciso di non voler cadere nella spirale della voracità.
A lui piacciono molto i segni sul corpo, sono segni su un corpo che non gli appartiene, un corpo in prestito che presto o tardi verrà reso indietro al fiume, insieme alla sua memoria corta, non ricorda nulla lui e capisco per istinto che il livido viola di un morso o un graffio sono segni che può leggere in un illusione di vita reale, mi lascio commuovere mentre mi guarda con gli occhi magnetici e cerca di essere distante, allora lo prendo con le unghie e seguo la linea dei suoi fianchi teneri, lui si morde le labbra e e mi soffia aria fredda sul viso, io mangio il suo fiato, siamo sulle scalette di un portone in una delle tante strade di Brooklyn, penso a Spike Lee e a “The son of Sam” perché fa proprio caldo come quelle notti in cui il cane abbaia, il punk dorme nel tombino, e il serial killer uccide guidato dal vuoto. – Ehi, non ci si può baciare per strada!- Mi aveva detto RiverBoy la prima volta che ci siamo baciati a midtown nascondendo dentro buste di carta le nostre due vergognose birre, e da quella volta in poi abbiamo scopato quasi sempre e solo per strada. Continuo a incidere percorsi rossi sulla sua pelle bianca, mi prende per mano e ci infiliamo dietro una parete metallica su cui qualcuno ha scritto con una bomboletta “U.S.A. IS THE REAL PERVERSION”.

Lui ha bisogno di una memoria nitida di me, per riguardarla quando non ci sarò. – Io dimentico molto facilmente – mi ha detto, – probabilmente sto già dimenticando-, già non ho più senso per lui. Adesso più che mai, ma è il destino di River Boy, quello di non esistere più dopo.

Per ora si spoglia e mi sfila le mutandine rosa da sotto il vestito da sirena che indosso.

Rasa mi annusa, questa volta sto per partire senza ritorno, davvero, Rasa mi bacia, qui oggi è festa nazionale e fa molto molto caldo, Rasa non andrà al mare e resterà a casa con il condizionatore. Anche lei partirà tra poco, Corpse Airways le ha offerto un viaggio premio oltrefrontiera, ma oggi è pigra e accaldata, mi accompagna pesante in strada e mi lascia nelle mani del taxista indiano. Penso che questa Corpse Airways è davvero in buona compagnia, se ci volo spesso anche io forse otterrò viaggi premio.

Sono sul taxi e vado verso l’aeroporto, anche nel taxi c’è l’aria condizionata e da ieri notte non mi sono lavata per non perdere il suo odore, le sue cellule morte che si sono appiccicate alle mie nel grande ventre della città. Il mio corpo viaggia più veloce della mia mente e della mia anima in questo momento. La mia anima e la mia mente sono ancora spiaccicate sul cemento delle strade come immondizia dopo la parata portoricana.

Terminal X, Air Corpse, sono arrivata, inutile sperare di non partire, trascino i miei bagagli verso il check in, ho comunque finito tutti i soldi, sarebbe disgrazia tardare ancora per cui tutto fila liscio, come le mestruazioni che mi fanno accomodare nella sala d’attesa dove ci sono molti computer disponibili e la gente scarica e-mail e scrive messaggi, mi sembra un servizio carino e mentre aspetto noto la sala audiovisivi che illustra un promo del lavoro della corpse airways.

“…Lavoriamo per voi da sempre!, vi preghiamo di collaborare, soltanto cosi’ possiamo garantirVi i nostri prezzi imbattibili. Mentre siete in attesa nella nostra confortevole e dinamica hall noi ci stiamo occupando di Voi vagliando ogni possibilità, controllando voli e valutando spazi disponibili. Appena trovata la sistemazione più soddisfacente per noi e per Voi, procederemo immediatamente all’operazione slocamento. Vi sezioneremo, cominciando dall’amputarVi gli arti, un braccio o una gamba, a secondo della disponibilità di spazi sui voli merci con noi convenzionati, per poi ricomporVi a trasporto completato. Ovviamente il nostro servizio Vi offre una ricucitura completa e sicura, il nostro motto è “la Nutella si crea e Nulla si distrugge”. Corpse Airways, serietà e fiducia! Le tariffe più basse da 60 milioni di anni…”

L’ultima immagine del video è una prospettiva di agenti in doppiopetto ed occhiali scuri con una fila di bare accanto.
Mi sento preoccupata, ho molta paura del volo, mi rendo conto che hanno molti anni di esperienza adoperandosi per perfezionare questo metodo rudimentale ma sicuro, ma non riesco proprio a capire cosa ne sarà di me, per un attimo ho la vertigine dell’incoscienza, ho paura di ciò che può accadere ai miei arti una volta smembrati, e se non mi sapessero ricucire, e se scambiassero i miei pezzi con quelli di qualcun altro? Improvvisamente non ho più nessuna voglia di volare e di perdere coscienza per tutta la durata del viaggio. Nessuna ragione economica o fattuale mi sostiene più, non voglio farlo e basta. Ma sono l’unica effettivamente a preoccuparmi, devo ricordarmi che Rasa stessa ha volato tante volte con loro, devo essere razionale perché la mia è la semplice classica pura paura di volare. Tutti gli altri passeggeri aspettano tranquilli un po’ di spazio per una coscia od un avambraccio su qualche cargo commerciale, intanto tengono i contatti col mondo, scrivono e-mail, leggono notizie, accumulano informazioni informazioni informazioni nel loro datacorpo. Qualcuno sta pagando perfino un sovrapprezzo per farsi cambiare organi malfunzionanti alla fine del viaggio, e di chi saranno gli organi nuovi? Il grande complotto prende forma e vedo la Corpse Airways in mano ai grandi trafficanti di carne della terra, padroni occulti del regno del denaro. No, no, no io non mi fido affatto, so di essere in un tempo che è mio, ma non dico nulla. Uso una tastiera che non funziona mentre un BIIP incessante mi martella in testa, vedo braccia impacchettate in carta marrone in una stiva, la mia gamba in un’altra la, la mia testa altrove, E io? Non ci sarò più una volta smembrata! Chi rimetterà in piedi i pezzi e chi rimetteranno insieme non lo so, senza anima e senza mente, not a ghost just a shell, un guscio senza fantasma.

Voglio telefonare a River Boy ma si sarà già scordato di me …Chiamano il mio numero … Arriva il mio turno… entro nel tunnel dove una fila di agenti con occhiali scuri mi aspetta…sento un ultimo fremito di attaccamento al mio corpo, ma mi rendo conto che mi si è già slogata la mente appiccicata al sudore del ragazzo del fiume. Forse non ho nulla da salvare. Forse sono ancora in tempo per rifiutare…

Sono a casa mia, e se vi scrivo da qui ora è solo perché alla fine mi sono fregata e ho volato con la Corpse Airways. Per prima cosa mi hanno disteso su un tavolo blu operatorio dentro una stanza che sembrava un gabinetto, poi mi hanno messo un tampone sul viso e mi hanno addormentato, non ricordo nessuna amputazione, non ricordo nulla, ho sognato di fluttuare leggera sopra le luci blu del tavolo operatorio, ho sognato River Boy disteso con me e Rasa che con un bisturi mi apriva il ventre, gli affettava il cuore, scambiava una gamba con un amplesso, recideva una lingua che parlava senza bocca, io e River Boy diventavamo gemelli siamesi, il mio gomito nel suo esofago, un fegato sul tavolo di vetro, quell’uomo che si fuma una sigaretta ed il fumo che sale a spirale e si perde nel riverbero azzurro delle luci anestetiche, siringhe dietetiche, massima igene con guanti di latex asettici. L’utero cade sul tavolo. Aveva ragione Rasa, sono leggera, leggera, non mi hanno lasciato segni, ho solo un livido circolare viola e nero sull’interno coscia, ma non sono certa, ho un elastico che tiene la mia mano destra attaccata al corpo, o almeno credo, mi sento strana, dislocata, non sono certa, non saprei, non sono leggera, non ricordo cosa voglio e non ricordo cosa stavo facendo prima di essere qui. Mi manca qualcosa ma mi dicono che è solo il mio nome, il mio jet lag, è normale, non ti preoccupare, dormi, creatura, dormi.

Sogno la sirena. Le gambe cucite tra di loro e scaglie argentate tatuate sulla pelle.

Apro gli occhi e sono dentro la cella frigorifera di un camion, al mercato della carne, attorno a me pendono animali morti, quarti di bue, cadaveri di bambini, il macellaio mi chiede cosa voglio, scelgo un bambino piccolo su un gancio, mi mostra la vettura con la quale tornare nella mia città e mi spiega che strade fare per evitare i controlli alla frontiera, lo mangerò stasera con River Boy, un ragazzo sottile e leggero destinato ad amare e a morire, è del mio stesso segno zodiacale, lo stesso di una nostra amica che ci è venuta a trovare, lei era un po’ gelosa o morbosa, appiccicosa, ma ci piaceva assaggiarla, soprattutto piaceva al mio River Boy, che ci ha lasciato il suo odore, ma adesso è ripartita,

in mille pezzi.

In macchina, ferma ad un semaforo mi cade lo sguardo sulle cosce, la gonna è tirata su, fa troppo troppo caldo e io non lo sopporto per cui indosso vestiti leggeri e cerco di non uscire mai dalla mia tana condizionata, noto che il segno che River Boy ha lasciato con un morso ormai non c’è più. Me ne compiaccio, non amo i segni quanto li ama lui e non li voglio sulle mie cosce nuove. Volare con Corpse airways mi rende ogni volta più bella anche se i voli sono sempre sola andata e per tornare indietro mi devo arrangiare con altri mezzi. Voglio festeggiare il mio ritorno con River Boy prima che il suo tempo sia terminato. Voglio fare l’amore con lui come l’ultima volta, con le scintille blu sul tavolo operatorio, con le macchine pronte a prendersi premurosamente cura di noi, cauterizzare una ferita, segare un osso o passarci il preservativo. Voglio che questo si ripeta ancora mille volte e per questo che sto tornando indietro, torno nella città tra i due fiumi che scorrono in senso inverso

Ora sono sulla moquette blu del suo ufficio, è buio molto buio, abbiamo appena fatto l’amore e fa troppo caldo in questa città, questo ventre sta cercando di digerirci o di cacarci e il ventilatore non funziona. River Boy già dorme ignaro e io viaggio attraverso le linee telefoniche dei suoi neuroni che squillano, squillano, squillano, , , eccomi, sto arrivando….

sto tornando a casa.
PondGirl
La Ragazza della pozzanghera

PostScriptum
Non si avvertono più le tracce della civiltà precedente che viveva qui senza lame di cemento che tagliano il cielo, nessuno sa più nulla di quegli abitanti che vivevano mimetizzati in questa terra umida e appiccicosa. Giacevano la notte lungo il corso del fiume. Si bagnavano nel fiume per resistere al calore, mangiavano quello che il fiume gli offriva e il loro destino era quello di tornare al fiume una volta esaurito il loro tempo terreno

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