Palazzo Onirico

“…è epica, che messaggio c’era
nell’epica? Era il canto delle gesta dei
madri e delle padri, era ciò che rendeva
l’uomo e la donna uomini e donne, questa e’
epica di un altro tempo.”
Erosione Scordata Logs, 2000

Il giovane cadavere e’ il guardiano che ci accompagna alla vita, e’ il feto già’ morto ma già’ vissuto che ci mette in guardia ma essenzialmente ci accompagna all’entrata, nel ventre si scambiano i sogni, le esperienze gli incontri i ricordi in una condizione di rete e condivisione, rete di sangue, mainframe, non daddy ma sisters e brothers. Penso che nascere sia un’atto volontario, anche se forzato, quando comincio a prendere coscienza faccio una scelta di cui non ho consapevolezza. La conosco nei sogni, forzo un mondo possibile, non sono nel migliore evidentemente, perché’ non me lo sono immaginato, che idea del cazzo quella di uscire dalla carne, fa male uscire dalla carne. inchioda la tua carne inchiodala a questo mondo cosicché’ il mondo intero possa venire con te quando lo muoverai…polvere eri e polvere tornerai. Non mi spiego come poi si torni a sognare, a ricordare e a essere, d’altronde chi me le avrebbe raccontate tutte quelle cose se non se non i racconti stessi nel sonno ripetuti e ricordati, smozzicati e onirici sussurrati condivisi inconsapevolemte, un tessuto che si tesse sotto alla storia un tessuto di sussurri intimi nel calore caldo calore della carne morbidamente addormentati. Un tessuto che si tesse sotto al telo della storia, al velo di maya della storia e se non la storia il mondo il regno del reale, lo sciame emozionale che in realtà non sciama se non morbidamente addormentato lento e trasognato raccontano ricordi smozzicati che poi si agitano, questi ricordi che si agitano, diventano un desiderio.
Il giovane cadavere ci teneva per mano e potevamo chiamarlo virgilo, ma al contrario del suo noto eponimo era piuttosto stolto.

Acca e Marnie sfrecciano nel vento sulla loro aereomobile decappottabile e scappottata, ibridi animali li seguono, sono un rinoceronte e un gorilla, lui ha gli occhiali scuri mentre lei è bionda e gli animali sono verdi.
“Certe volte credo di essere Pazzacompletamente” dice lei
“Ci credo” risponde lui e’ per questo che stiamo viaggiando
non so come fare, tendenzialmente in tendenza tendo a tendere verso il limite che conduce a piu o meno infinito quando ero piu’ piccola e non risciuvo a capire i calcoli trigonometrici sognai che la soluzione per calcolare un seno con un coseno fosse l’amore, se loro si innamoravano era possibile metteri insieme e calcolarcli, altrimenti come sai non sono unita’ di misura che possono sommarsi o moltiplicarsi o dividersi o esponenziarsi  o sottrarsi pure, li devi trasformare, alle volte lo consentono, spesse volte no assolutamente, in quel caso sognai con Spinoza? No Pascal, che l’unica possibilita’ fosse che scattasse tra loro la scintilla d’amore
che sogni stupidi
perche’ mi dici cosi’
perche’ sei ridondante
GUARRRGGGG disse’ il rinoceronte con la scimmia sulla schiena
Forse perche’ anche io tendo a farlo dunque non lo sopporto negli altri
Ci sono altre parole talmente intime che mho pudere a ripetere
Tipo leccami la clitoride
No perche’ non l’ho mai detto, o forse si ma posso ridirtelo
Leccami la clitoride
Suck my kiss and lekk mai ass
Era rimasto solo Da quando il rinoceronte e il fenicottero bonsai erano usciti dalla serie, allora era uscita anche la sua amata lontana, un fidanzamento vecchio stile, romantico e a distanza.
ma ora erano tutti usciti dalla serie, dalla sua vita, e conrtinuava a vivere da solo, alcuno bambini,  specialmente mio figlio, lo andavano spesso a trovare dopo aver giocato nei cortili del suo quartiere con gli unicorni.
io mi strusciavo sulla sua gamba perche- questo mi faceva bagnare e mi piaceva.
andavo a trovarlo e mi mettevo addosso a lui, ci parlavo e muovevo le ossa del bacino.
L’ultima sera a casa gli stavo parlando delle infinite potenzialita’ del cervello:
-nel canale ionico e’ solito passare il glutammato- gli spiegavo –sostanza messaggera che trasporta sali, calcio e ioni, cioe’ gli impulsi elettrici, alle cellule neuronali. Il ricettore NMDA e’ la porta attraverso cui passa il glutammato dopo aver percorso il canale ionico. Puo’ accadere, per esempio in conseguenza di un debito di ossigeno nel sangue a causa di un attacco di cuore, che la produzione di glutammato aumenti, portando troppi impulsi elettrici, troppo sale, troppo calcio troppo di tutto nel neurone, dove tutti questi + e -, mg e cl cominciano a saltare, ad agitarsi, a scaldarsi, a bruciare e distruggere, il neurone, un neurone distrutto pieno di placche e grovigli non recede. Distrutto e basta.-  
Lui mi ascoltava fissandomi con i suoi occhi fiduciosi assetati di informazioni. -Il morbo di Alzhaimer e’ la distruzione dei neuroni che stanno dietro ai recettori NMDA. Il cervello produce spontaneamente una sostanza che per creare una barriera di difesa intorno ai neuroni dotati di PCP-NMDA (la cui maggior concentrazione e’ riscontrabile nell’ippocampo), in caso di mancanza di ossigeno nel cervello, va a piazzarsi nel PCP receptor site nel canale ionico bloccando il passagio di glutammato. Alza uno schermo di difesa. Il neurone dietro allNMDA-PCP receptor, isolato, attinge ad altre profontia’ del cervello solitamente non utilizzate. Stiamo parlando delle zone delle memorie direttamente precedenti alla nascita’,
disse il giovane cadavere, conduttore dell’utero,  e adesso mettetevi li buoni perchè ve lo racconto:
loro si girarono stupiti e videro il terzo feto che raccontava, cosi’ si abbandonarono, per ascoltarlo cullarli dolcemente.

Acca e Marnie si erano sfiorati altre volte, ma poi erano fuggiti, chi a destra, chi a manca, dopo aver assaggiato promesse mai realizzate di sevizie in una ex clinica psichiatrica.

Davvero? Si allungato.. ascoltami soltanto per un po’…
Mi preparo un panino con prosciutto cotto e burro sento mio padre al telefono entro in casa scendo dalla macchina guido sulla strada fra gli alberi al semaforo quell’uomo insiste parecchio perche’ io gli dia almeno 100 lire, che non gli do, gli dico di non fare cosi’ salgo in macchina mentre esco dal bar lui e’ li che dice “Quanta cattiveria nel mondo” nel bar ci sono il mio maestro di aikido e un allievo  che bevono una birra, ci salutiamo, compro le sigarette, nel bar ci sono il mio maestro di aikido e un allievo che bevono la birra, ci salutiamo entro nel bar e quell’uomo insite perche’ io gli dia almeno 100lire, scendo dalla macchina e guido nel buio della cassia guido lungo le piste da sci una macchina col materasso sopra un motorino col bomber del lupo affamato una macchina che mi supera irritata ancora strada accendo le luci sto uscendo dal s.maria della pieta’ salgo in macchina entro nel padiglione 19
Era bellissimo, era biondo e luminoso con degli occhi sorridenti splendidi
sorrideva  e mi toccava il petto, il seno troppo piccolo e si prendeva gioco di me davanti agli altri per il mio piccolo seno, alzava una catena per colpirmi mentre mi teneva ferma con una mano stesa. era bello e crudele, era il mio carceriere
il custode del padiglione
non ci facevano uscire mai e passavamo le ore interminabili pressati e narcotizzati, in piedi o nei letti e nei letti lui veniva quando voleva e ci molestava, non poteva farne a meno, era diventato pazzo quanto noi e una linea sottilissima lo separava da noi, una sottilissima linea burocratica, lui lo aveva capito, ma guai se questo fosse emerso, cosi’ diveniva ancora più’ crudele per manifestare la sua separazione da noi, la sua sanità’ mentale, la sua diversità’, il suo status di custode.
era impazzito totalmente perché’ era divenuto mio schiavo. io ero impotente, quasi sempre legata al letto con cinghie per impedirmi movimenti molesti, spesso narcotizzata, non distinguevo tra sogno e realtà’, vivevo in un limbo di visioni e vite possibili
ero bella e femminile, niente più’ di un animale per tutti i nostri infermieri, solo questo eravamo, infelici creature inferiori, pericolose e costrette alla segregazione per impedire epidemie.
Mi ricordo che c’erano dei topi che scorrazzavano negli androni, era un posto sporco e schifoso, fuori c’erano giardini bellissimi, ma non ci facevano uscire mai, solo i primi tempi, mi apriva il cancellone e mi diceva che avevo solo un’ora d’aria. Preferivano tenerci rinchiusi, e mi seviziava il perché’ lo sapevo solo nelle altre vite dei sogni.
poi mi affettarono il cervello una volta morto il mio corpo. non trovarono nulla, all’uscita dal liquido amniotico e dal canale uterino, non erano capaci, definibili pure (ma non per amore dello speculare)  Near Death Experience (Forse proprio quello che gli mancava, visto che lui, nonostante le sue vene blu, sembrava quasi fatto solo di luce e carta di zucchero, se non era mai nato, di sicuro non era mai quasi morto, la trapanazione del canale e’ un ottima pratica per accadere ora, essere inumani e fare di noi cio’ che vogliamo- premetti un po’ di piu’ la clitoride sul suo tricipite lasciando una dolce scia di bavetta -ti chiedo solo di stampare questi tre fogli per capire se disCorDia  provoca o inibisce il morbo, o se, come in tutti  i casi, e’ semplicemente speculare di se stessa, ha un effetto e il suo contrario, e’ nel posto dove accade tutto ma non succede mai niente, oscilla tra luce e ombra ha il colore grigio dell’apocalisse, o se abbiamo trovato quel mazzo di chiavi che credevo di aver perso-
-Facciamo di piu’- mi rispose lui trasognato –d’altronde cosa ci faccio ancora qui, in questa stanza fatta di carta ingiallita, ti porto con me, partiamo e andiamo a cercare il mazzo di chiavi che non puoi ricordare quando avevi smarrito- Lo scimmione verde con gli occhiali da sole indico’ verso fuori, il vento gli tagliava i capelli ed erano tutti e due splendidi mentre volavano verso altri universi possibili. Un’immagine rara, quasi da manuale.
-Certe volte credo di essere Pazzacompletamente- gli dico
-Ci credo- risponde lui -e’ per questo che stiamo viaggiando-. Gli lecco una palbebra affettuosamente rapita dal sentimento di amore, infilando la lingua di lato, sotto l’occhiale scuro, lui perde il controllo dell’aereomobile e ci schiantiamo ai piedi di una bancarella di vestiti usati.
-GUARRGG_ fece il rinoceronte con la scimmia sulla schiena. Che cazzo’, impreco’ lui? Sei scema?
-Perche’ mi dici cosi?-
– Guarda che hai fatto, ci siamo schiantati nel mercato centrale- lui mi sta per terra, davanti alle gambe mentre io sono in piedi, gli prendo la testa e me la struscio tra le gambe cercando di nuovo la clitoride, non so quanto e’ possibile questo nuovo universo in cui siamo precipitati, ma voglio sapere se ho gia’ quel mazzo di chiavi e cerco i morti per interrogarli. Solo che i morti sono strani, vogliono essere amati, chiedo dei vivi che hanno meno pretese, ma una madre mi introduce al figlio morto, e’ la signora del banchetto di cianfrusaglie che abbiamo distrutto col nostro impatto, era morto,  mi spiegava la madre, con una fucilata in faccia che gli aveva fatto partire una sheggia di cranio, poi una volta caduto in terra , questi assassinni lo avevano stuprato ripetutamente, davanti al palco della vita. A quel punto arrivava questo figlio, da morto, che effettivamente confermava la storia, non stava troppo male di volto, un po’ scheggiato si, un po’ stuprato forse, ma diceva che ora che era morto incontrava le peggio persone e faceva da tramite tra noi e loro. Proprio quello che cercavamo, era il giovane cadavere.
-E proprio quello che cercavamo non ti pare marnie? Dissi allo scimmione verde, il rinoceronte, grugni’.- Mugulava perche’ non riusciva a parlare bene visto che a forza di stare con la testa schiacciata tra le mie gambe aveva sentito l’odore dolce della mia cremina trasparente gli era venuta fame –MHGHMGH- intendeva dire. Mi veniva voglia anche a me di tutta quella cremina trasparente che i corpi con qualche settimana di decomposizione alle spalle sanno secernere, cosi’ presi quel ragazzo per mano e gliela leccai, era abbastanza cremoso, la madre ci sorrideva compiaciuta, per fortuna tutta questa storia le aveva fatto dimenticare i danni apportati al banchetto.
-Non so quanto sia possibile- gli dissi, -ma facci incontrare qualcuno degli altri universi possibili , io sto cercando un mazzo di chiavi che non ricordo di aver perso e loro, i miei amici, mi aiutano perche’ sono completamente pazza-
Mi staccai marnie sbronzo dal grembo e gli sorrisi negli occhi
–AIHA, mi fai male, non mi sorridere cosi’ forte negli occhi, lo sai che mi bruciano- gli diedi un bacione sulle labbra con lo schiocco perche’ lui mi piaceva tanto e gli proposi di seguire quel giovane cadavere prima che si scomponesse del tutto, volevo capire cosa succedeva nella zona limbica. La premurosa mamma commerciante tiro’ fuori da sotto il banchetto, sommerso dalla carcassa della nostra aereomobile (dovevamo farla aggiustare dagli animali verdi), due fucili a canne mozze, uno per me  e uno per lui. Ci adattammo i fucili attorno al collo non sapendo assolutamente che farci, il giovane cadavere ci fa cenno di seguirlo, in fila indiana,  prima io poi marnie, sopra la testa i pipistrelli.
Volavamo brillanti sulla nostra aereomobile, manco fossimo un quadro vivente, un tableau vivant, per quanto eravamo belli.
Marnie portava gli occhiali da sole come lo scimmione verde, io invece ero bionda e il rinoceronte verde. Lo scimmione indicava la strada e noi sfrecciavamo senza timori. Stavamo andando verso  altri universi possibili poichè- la sera prima spiegavo a marnie che quel mazzo di chiavi per accedere era probabilmente racchiuso i qualche formula chimica.
-Vorrei interrogare i morti per questo, sebbene siano molto presuntuosi- dicevo a marnie –perche’ non chiedere ai vivi?- chiese lui con il vento nei capelli –perche’ i vivi stanno morendo- e intanto shiacciavo i bigattini che mi divoravano il polpaccio gioiosamente
-Certe volte credo di essere completamente pazza-
-tutti lo crediamo- mi disse il giovane cadavere –stringi piu’ forte il tuo fucile sotto la spalla, non so se preferivi una magnum 44, ma credimi, questo crea belle deturpazioni, puoi fare esplodere un cranio in un attimo, altro che trapanazione- mi arrampicai su marnie affondando il mio viso nell’odore della sua ascella mentre lui teneva la strada. L’aereomobile era rimasta al mercato delle pulci, camminavamo seguendo il giovane cadavere perche’ sembrava potermi aiutare a trovare quel mazzo di chiavi che non ricordavo di avere perso
-quando hai perso il mazzo di chiavi?-
-non lo ricordo-
.prova a ricordare, cosa sono le ultima cose che hai fatto-
forse quando mi hanno tratto in salvo fuori dalla foresta pluviale, stavo dormendo e quando mi sono svegliata avevo un elicottero sopra la testa e calzature di acciaio, sotto la pioggia incalzante mi tiravano in salvo dentro l’elicottero.
-ecco ora ve la faccio veder: “Ciò che deve essere dunque sia del doman non v’è certezza”-

Come pensi di poter ricomporre un universo distrutto, non vedi che i frammenti sono esplosi e sono schegge taglienti che ti sferzano il viso? Non vedi che non hai futuro?
-Non saprei come altro fare, risposi a Marnie, la mia casa si trovava sotto al cratere di un vulcano in funzione, in mezzo ad un deserto, di fronte al mare. Intorno e’ deserto, il cratere e’ in funzione e lancia fuoco e lapilli ci sono sempre persone che giocano ad immergercisi dentro.
A quei tempi mi chiamavo Erosione Scordata e vivevo con mio padre lupo.
Durante un lungo viaggio mi tagliai le treccie, che sanguinarono molto, e misi nel sangue di un uomo la possibilita’ di partorire quella figlia che non avrei mai avuto, mia figlia era una ragazza mostro, le cui braccia erano fatte di fuoco, le cui gambe erano fatte di fuoco, una ragazza di fuoco che lanciava palle di fuoco, ma che non poteva fare nulla in questo mondo, ne amare ne toccare ne abbracciare perche’ il suo corpo era fatto di fuoco.
Una volta che pioveva molto e tutto si era fatto di fango ne aveva approfittato per saltare in braccio a un ragazzo brillante e gentile, senza fuoco era pesante, pesava come uno strano golem femmineo di terra e perdeva merda dal culo. Comincio’ una danza propiziatoria per la connessione, ma il ragazzo gentile perse l’equilibrio baciandola e inzaccherando i suoi piedi di fango, tutti li derisero e loro scomparsero dietro l’angolo.
Nel tornare indietro lei venne redarguita pesantemente per aver fatto perdere l’equilibrio al giovane luminoso che le aveva fatto un ultima telefonata dopo essere morto per un incidente col motorino, mentre Erosione col suo solito savoir faire giocava ai doppi sensi fra il televisore e il pisello, sapeva mancare di tatto, quello era il suo saper fare:
Come pensi di poter ricomporre un universo distrutto, non vedi che i frammenti sono esplosi e sono schegge taglienti che ti sferzano il viso? Non vedi che non hai futuro?
-Non saprei come altro fare, risposi a Marnie, la mia casa si trovava sotto al cratere di un vulcano in funzione, in mezzo ad un deserto, di fronte al mare. Intorno e’ deserto, il cratere e’ in funzione e lancia fuoco e lapilli ci sono sempre persone che giocano ad immergercisi dentro.
A quei tempi mi chiamavo Erosione Scordata e vivevo con mio padre lupo.
Mio padre Lupo era enorme, aveva delle fauci enormi piene di denti aguzzi, era sempre furioso ed irsuto, mio padre mi amava profondamente e amava anche le mie tre sorelle Dimenticata, Perduta, e Smarrita, io ero Scordata.
Ma ero triste e morivo di malinconia, non sopportavo di vedere gli amici morire, li vedevo in continuazione ed ero circondata di cadaveri, i cadaveri erano i miei amici, e con nessuno avevo mai un soddisfacente rapporto sessuale perche’ dopo ogni mio orgasmo loro dovevano morire, ed erano generesi, AH se erano generosi, pur conoscendo il loro destino non esitavano nel darsi a me e ne l donarmi la loro potenza, cosi’ io mi nutrivo e crescebvo ma ogni volta ero piu’ triste e piu’ magra e sottile che quasi sembravo un’apparenza ma in realta’ ero semplicemente Scordata, a cui tempi mi chiedevose non fosse il caso di partire per un viaggio infinito, la mia casa era accanto al mare, in un deserto ed io volevo partire per allontanarmi da quel vulcano in eruzione, papa’ lupo mi spiegava che fino a quando quella sarebbe stata la situazione io non avrei potuto avere figlie, nefigli, e nel frattempo le persone si gettavano nel crattere fra i lapilli e la lava, e ne venivano gettati fuori con deflagrazione di membra e spargimenti di sangue, io amaVO MIO PADRE CHE ERA TRISTE E FURIOSO, MA OGNI TANTO LUI PARTIVA E MI LIASCIAVA LI DA SOLA E Scordata con Perduta, Dimenticata e Smarrita, quando lui partiva la nostra casa diventava buia e di plastico, per quello che era, quattro mura di plastica che ci aveva dato il governo come dimora temporanea, da quando sono partita non ho piu’ ritrovato casa, ho vissuto in uno stagno con un professore ed una strana motociclista, a quei tempi studiavo i poeti e i traTTAtisti del 400, le gambe del tavolo e della sedia su cui studiavo affondavano nell’acqua fangosa dello stagno, era umido ed era pieno di ninfee e ogni tanto il pensiero andava al mio babbo lupo, che non sapevo dove fosse, non sapevo che mi stesse cercando perche’ a casa sua le mie trecce sanguinavano e le mie sorelle piangevano.

-Certe volete credo di essere pazzacompletamente-
-Il giovane cadavere sbadigliando indicò l’entrata del palazzo per l’ennesima volta- non sapeva se quel mazzo di chiavi fosse là dentro, ma era in corso un’aspra battaglia fra mondi. Quello della cittadina dove erano precipitati con l’aereonave e quello della devastata nullita’ che li circondava.
Acca e marnie entrarono nel palazzo.
perche’ il quartier generale era nel palazzo, non potevamo stare li’ ad aspettare, perche’ il nemico sarebbe entrato e avremo dovuto combatterlo in citta’, era meglio uscire ed attaccarlo e mantenere piu’ spazio libero intorno alla citta’, ed evitare di ripetere nuovamete quelle guerre massacro che coinvolgono tutti i i civili, con i bombardamenti e le razzie, era meglio uscire e combattere una battaglia sul campo. e nessuno di noi pero’ era un soldato o nulla di simile.
allora entriamo nel palazzo, io voglio dire a tutti questa cosa che ho pensato, che dobbiamo sbrigarci ad andare ad attaccarli prima che si avvicinino troppo.
nella cabina il portiere guarda due monitor, ma non mi vede, e ha degli occhi azzurri enormi.
salgo le scale, che mi si disfano sotto le mani, qualcuno sta scendendo, sta gia’ cominciando ad andare, e mi saluta, salgo ancora ed il corridoio e’ pieno di gente, alcuni scherzano, altri si armano. Un’amica sta prendendo un fucile in mano, e mi guarda dolcemente e mi dice, poverina tu che dovevi tornare a casa presto, io so che non sarei tornata a casa sotto il vulcano vicino al mare, perche’ la mia casa era la’ fuori nel deserto, lei mi sorride e penso che alcuni di noi non sarebbero tornati indietro, forse nessuno, e immagino delle scene di combattimento cruento, perche’ l’unica nostra possibilita’ era combattere fino allo strenuo delle forze, perche’ non avevvamo una strategia, o forse io non la sapevo. Il re bambino dentro la sua portantina a dondolo viene spinto al tramonto verso il campo di battaglia su una strada di campagna.

Prova in discesa e in risalita.
Prendi la strada che ti è più nota.
Quella mattina non te lo dicevano.
Entra a casa, sali le scale, chiudi la  macchina, prendi un ciddì e una vhs vergini, le tocchi, apri la macchina, scendi le scale, lasci aperta la porta di casa e poggi dentro le tue cose, una pelliccia finta originale francese, la borsa, apri la porta, sali le scale, chiudi la portiera, scendi dalla macchina, arrivi e parcheggi.
Bene.
Ti porti fino a casa, ti hanno portato fino a casa, strade macchina macchina città le marche e il molise, provincia italiana campagna di mattina, spiriti burloni sono le monachelle non flauti fauchi fuochi vacui fatui da non confondere con le monachelle vecchie, Mi iscrivevo ad un collegio di signorine per le arti, il collegio si trovava in questi splendidi luoghi di giardini bianchi e laghi di montagna, avvenivano però cose misteriose, era infestato di spiriti e tra le ragazze si narravano racconti terrificanti.
Nel corridoio mi sentivo strattonare dalle presenze, questo  palazzo e’ da evacuare al piu’ presto, sono con mia madre e altri, siamo nel seminterrato, io lascio i miei vecchi occhiali li, su  un tavolo, spegniamo tutte le luci e ci sbrighiamo a salire per le scale, man mano che saliamo spegniamo le luci e dobbiamo essere rapide, poi andiamo su, all’ultimo piano, per spegnere tutte le luci che spegniamo man mano che scendiamo, dobbiamo essere rapide e il buio cresce. siamo pronte per uscire, ma non me la sento di lasciare giù i miei vecchi occhiali, allora lo dico a mamma, e insieme riandiamo nel seminterrato, ma le luci ora non si accendono più, lei e’ davanti, io non vedo nulla, accendi le dico accendi e  ho un po’ paura a scendere, poi ci vedo un pochino. c’e’ una fioca luce rossastra mamma e’ già giù, prende un fucile ad aria compressa, lo carica ed inizia a spararmi, che fai le dico che fai, mi colpisce alle gambe, io non posso ne salire ne scendere piu’ perche’ le scale sono crollate. mentre giocavo con un modello di simulazione le sentivo respirarmi intorno, durante la lezione in acqua, io ed un’altra allieva anziana torniamo a nuoto alla riva, dal mezzo del lago scuro, montano, spingendo un cadavere gonfio, che faceva il BAGNO CON NOI. no morte, recitava l’invito.
Aspettiamo tra i capelli, pesa addosso mentre dorme, scendiamo dopo essere saliti , ciao spettrali fratelli, percorriamo la strada, arrivano, aspettiamo sulla strada se non fosse bagnato sarebbe comodo,  arriva pure lui fuori, li incontro e gli sono di fronte, mi faccio tutto il capannone ho i cavi in braccio la plastica in tasca e non lo trovo, non c’e’ la macchina, non c’e’ nessuno, li lascio e lo vado a cercare, troppi complimenti, per un’attimo ci fermiamo e sembra piacevole,  siamo indecisi, usciamo tutti assieme.
E’ tutto smontato, scopriamo un inghippo, ci siamo trovati.

Quando e’ successo? E come e’ stato che avvenisse?
La vetrina specchiata rifletteva la mia immagine in calze blu autoreggenti e tallieur blu mentre l’anziano patriarca mi accarezzava una coscia scoprendomi le natiche. Lui era seduto ai tavolini di un bar in strada e dallo specchio vedevo dietro di me la gente passare. Chi passava ci guardava incuriosito mentre io ero imbarazzata  e divertita, il divertimento mi faceva superare l’imbarazzo. Non sapevo come fosse accaduto ma ero li’ per fare qualcosa di importante, mi ero coinvolta in un’azione chirurgica e di attacco, insieme a questo vecchio e alla sua banda, mafiosa, non sapevo neanche chi fossero, come era potuto accadere, non sapevo perche’ mi fossi data con tutto quel desiderio a quel gruppo clandestino di potenti.

A questo punto della storia in pochi capiscono cosa sta accadendo, ma questa e’ un epica, e cosa è l’epica, la narrazione delle gesta delle madri e delle padri, questa e’ un epica senza tempo, la nostra protagonista si chiama erosione scordata, e ha lontanamente idea di cosa le stia accadendo, non trova le chiavi, acca l’aiuta nella ricerca, il giovane cadavere che lei ha piu’ volte nascosto agli occhi delle tre tessitrici del fato, l’aiuta.
D’altronde come si scoprirà più avanti il giovane cadavere potrebbe acnhe essere il ocnduttore di un utero.

Non sapevo cosa fosse accaduto, ed avevo solo una vaga idea di cio’ che stesse per accadere, avevo in mano un foglio da leggere al momento opportuno, lo mostravo continuamente all’anziano uomo, con la stessa frequenza con cui gli mostravo le mie coscie velate dalle calze blu. Lui era da prima che mi guardava intensamente, pur non conoscendomi affatto, mostrava curiosità e interesse nei miei confronti, mi aveva detto di nascondere quel foglio che non doveva essere visto fino al momento adatto.
E adesso eravamo li’, in strada e scoperti.
La sua guancia mi accarezzava le natiche. Poco dopo sarebbero arrivate delle signore per aprire le vetrine del negozio. Dentro al negozio tutti gli amici  sequestrati e invisibili.
quel luogo celato dove si vanno a nascondere tutte le cose perse, smarrite o rubate, lo stesso luogo dove una serena famiglia di fate gnomi, nani e simili creature magiche, in veste di gestori, sintetizzano cibi biogenetici, seguendo l’anticaa tradizione casalinga, sono tra gli ultimi a fare una cosa del genere, sono schiacciati dalle grandi industrie, dalla grande produzione di massa, dal mercato e dalla ricerca economica per il prodotto seriale. Diciamo che a loro cio’ non interessa semplicemente perche’ operano per passione, non per guadagno, non per fama, non per successo, non per diventare competitivi sul mercato, ma solo per amore e passione per la ricerca e per le cose buone, una piccola e domestica industria biogenetica del cibotransegenico.
Come era avvenuto che io mi trovassi con quell’uomo, lo stesso che forse aveva sequestrato gli altri.
Nel  supermercato, subivo alcune molestie sessuali con una mia amica, da parte di alcuni uomini che osservavano come ci si illuminavano i capezzoli con lo spostamento della clitoride. Di solito queste cose le facevano con i bambini e mentre mi allontanavo pensavo che erano davvero degli schifosi. c’e’ra questo palazzo alto alto ma grosso grosso, che parevba di stare a magliana, con tutti i balconcini a schiera fioriti, almeno 10 piani credimi.
Non si affaccia mi madre, che so dal sesto o quintyo piano, una cifra in alto. Si affaccia e mi urla e voglio salire a prendere un cappuccino.
ma ti pare che cazzo di somanda assurda, un cappuccino, per dio, io non ne ho mai bevuti di cappuccini, meno con mai con mia madre, veramente sttrana, pero’ gli dico di non, perche’ non c’era tempo che stavo tornando a casa mia e forse francesco mi dava uno strappo che i genitori venivano a prenderlo con la macchina. Il punto e’ che mi chiedo quale cazzo fosse casa ma se io ero convinta di tornare a casa mia dai miei invece mia madre stava li in quel cazzo di palazzo. Evidentemente c’e’ qualcosa di irrisolto. allora gli dico a fra di aspettarmi un attimo che vado a salutare mamma su  casa, ovviamente lui si lamenta un po’, e sbrigati eh, sbrigati eh, ok, gli mollo a lui e a tutti gli amichetti che gia’ si erano seduti al bar sotto le fraschette a prendere caffe’ e cappucini, gli lascio alcune cops mie e vado.

Entro nel palazzo, palazzone, palazzone, non avevo la piu’ pallidea idea di quale scala e quale piano fosse mamma. Prendo l’ascensore e salgo al quinto piano, ma non e’ quello giusto a giudicare dalle scritte sui campanelli. Vado a piedi al sesto, al sesto ci trovo dei pezzi di casa mia, di quando ero piccalo, li riconosco, un vecchio sacoapelo, la mia vecchia poltrona letto, tutti li fuori cosi’ ammucchiato, forse mamma e’ al piano di sopra, la chiamo, scende mio padre stupito, lei risponde ma arriva mio padre, con un’amico e tre modelle polacche.  Inizia un dialogo degli equivoci, essenzialemnte non vedo mamma, e torno giu’ perche’ mi apsettano.
Con francesco andiamo a casa di un amico, a chiacchierare un po, sul letto stesi e rilassati, francesco per giocare tira fuori un accetta e mi taglia tutti e due i piedi, prima uno e poi l’altro, e poi ne taglia pure un terzo, dell’altro amico, mentre un quarto amico e’ li che si eccita, poi tira fuori un vecchio depliant turistico dove c’e’ a foto di mia madre, che lui vorrebbe trovare, e per qualche strana malattia e’ tornata bambina, ed io penso,vedi che figo, che l’avrebbe mai detto che nel destino di mia madre c’era il ritornare bambina e ricominciare da capo. Il mare intanto si alza empre di piu’, e si infrange sulla scogliera, ricoprendola totalmente, io vorrei stare li’ a prendere gli shizzi e racconto a francesco di quando il mare si alza tlmemte tanto da ricoprire tutta la terra ferma.
-Mi ricorda casa mia, mi sembra la casa di Erosione
-BuarrGH- vagisce lo scimmione sulle spalle di acca, non e’ d’accordo, d’altronde in cosa può essere d’accordo si preoccupa solo di tutto quell’umido, di tutta quella distesa senza termine di acqua. Piscine laghi stagnanti o di montagna, mare, inondazioni, fino a che l’aeromobile e’ rotta possiamo solo sperare che ci vengano a raccogliere con l’elicottero, la battaglia e’ stata dura, il re bambino e’ disperso, pare che  sia stato maltrattato, stuprato, tagliato affettato, assaggiato, di gusto acerbo asprigno, piacevole.
Gli hanno tagliato i piedi perché ballava per  strada
-Fermati un attimo e senti i tuoi piedi, quello è il tuo intero potenziale
-Acca potrebbe essere un elemento contingente
-Potrebbe.

Il papa

D’altronde gli ultimi passi del racconto potrebbero coinvolgere me che mi arrampico su per le scale fino all’ultimo piano del palazzo, l’ultimo piano del palazzo E’ pressoche’ impraticabile perchè le scale sono strettissime e prive di ringhiera, quasi come pietre incastonate nel muro. all’ultimo piano senza pianerottolo ci abitano alcuni dei miei parenti ai quali portare un vestito. una mia amica, che adesso forse cammina tra i morti, e’ li con me, lei e’ capace di arrivare all’ultimo piano perche’ non ha paura delle scale vertiginose, e lo fa al posto mio, portando i vestiti alla mia zia che sta lassu’ ad aspettare, un vestito rosa da prima comunione, ma ecco che mentre lei sale io mi sento piu’ coraggiosa e provo ad arrmpicarmi su queste scale vertiginose, faccio strani movimenti mi aggancio, mi cappotto , prima di arrivre davvero in cima mi ribalto in cabiriata come un’abile ginnasta per rimettere i piedi su u nterreno stabile tenedomi ai pioli di quella che e’ diventata una scala a pioli, ho piena coscienza di muscoli e movimenti sebbene non chiara la mia posizione nello spazio e infine ripogio i piedi a terra,  la mia amica viene beffata e additata dalle altre persone, altri morti, perche’ e’ vestita da punk e ‘ haun atteggiamento punk, io sorrido a tutti. alla fine siamo di nuovo nell’androne del portone del palazzo, camminiamo verso l’uscita io e due bambini , ci teniamo tutti e tre per mano, siamo tre bambini piccoli, io un bambino nero come arnold che e’ un po’ quello piu’ forte tra noi e un bambino bianco vecchio con la barba e i capelli bianchi, siamo piccoli e cammniniamo contenti di essere bambini e di essere nati nel posto dove siamo, dannato ma pieno di possibbilita’ per tre bambini nuovi, forse e’ l’america, andiamo verso la nostra famiglia che e’ una famiglia nera e siamo pronti ad affrotnare una nuova vita di strada.

mio padre aveva paura dei rumori al piano superiore e gli chiedevo se voleva che dormivo con lui.

Ho lasciato il velo da sposa, non mio, a ny, in qualche casa, non sono le chiavi di casa, ma il velo da sposa che devo recupare, e pensarlo mi fa piangere, mia madre sta nascosta con me ricoperta di carta argentata in un sottoscala. Speriamo che loro, tutti gli altri, non ci vedano. Poi la perdo, dovranno passare eoni prima di ritrovarla ed intanto il mondo e’ cambiato, ora e’ sooto la dominazione dei replicanti, alcuni si sono svegliati, in questo processo, ma non si accorgono di essere soggeti, io invece ricordo ancora la pioggia di meteoriti luminose, che vidi con mia madre dal ponte della nave, prima che ci andassimo a nascondere, e mi viene da piangere se ci penso, adesso mi guadagno da vivere vendendo tagli della mia fica, mi pagano giusto per un lavoro senza natiche, mi riprendono con la telecamera tagli della fica, che peraltro ha un bel piercing puntuto. D’altronde tra i miei amici ce ne sono alcuni talmente aperti che non hanno piu’ calotta cranica.
I miei amici i defunti.
Mi indicano di nuovo l’entrata, il portone ha un guardiano lungo e ricoperto di nero, quando gli passo vicino sento che può attaccarmi, ma nel palazzo ci entro.

E’ necessario evacuare al piu’ presto il palazzo, sono con mia madre e altri, siamo nel seminterrato, io lascio i miei vecchi occhiali li, su un tavolo, spegniamo tutte le luci e ci sbrighiamo a salire per le scale, ma n mano che saliamo spegniamo le luci e dobbiamo essere rapide, poi andiamo su, all’ultimo piano, per spegnre tutte le luci che spegnamo man mano che scendiamo, dobbiamo essere rapide e il buio cresce. siamo pronte per uscire, ma non me la sento di lasciare giu’ i miei vecchi occhiali, allora lo dico a mamma, e insieme riandiamo nel seminterrato, ma le luci ora non si accendono piu’, lei e’ davanti, io non vedo nulla, accendi le dico accendi e  ho un po’ paura a scendere, poi ci vedo un pochino, c’e’ una fioca luce rossastra mamma e’ gia’ giu’, prende un fucile ad aria compressa, lo carica ed inizia a spararmi, che fai le dico che fai, mi colpisce alle gambe, io non posso ne salire ne scendere piu’ perche’ le scale sono crollate

Inizia lo spettacolo ed una donna urlante con le doglie e partoriente veniva portata in una casa per partorire, ma era un parto difficile, allora una morta che stava in un loculo nella casa si cavava gli occhi o forse il terzo occhio che le cresceva in fronte per donarlo alla donna gravida per aiutarla nel parto.

Noi stavamo sugli scogli in fondo al castello rosso di roccia rossa, il cielo che sembrava un soffitto per quanto era scuro, era nero, le onde crescevano e noi avevamo i piedi nell’acqua, le membra nell’acqua. Io mi discosto, salgo più in su mentre le onde crescono. Ora arrivano giganti, prima si ritirano, risucchiano  e più risucchiano più tu sai che tornerà gonfissimi, gigante che cresce cresce per crollare, rovinarti sfrangersi, il chè è molto divertente, specialmente se tu ci stai sotto, alla giusta distanza se sei sugli scogli, per evitare lo sfranto, credo di esserci cresciuta con questo, hai trovato una chiave, le disse il cadavere, no disse lei, non è possibile perché non può essere in mare aperto. Appunto ribatte lui, non sugli scogli. D’altronde io indietreggiavo e vedevo loro in procinto di essere sommersi dalle acque.
Da questo tornavo ridendo di cuore.
Cadavere: Dove tornavi?
EroSione: dove non c’erano donne gravide, o meglio dove non ve ne erano almeno nelle immediate vicinanze Le case da noi in mezzo al deserto, erano piccole, piccoli cubitoli ricavati in grandi spazi.

Where is your father with the camera?
Bucho de culo

LA PREGHIERA DICE Mutilami fallo DOLCEMENTE
Ed e’ la preghiera del padre, che a letto da solo ha paura dei rumori al piano di sopra, per la prima volta ha paura e la figlia gli chiede se vuole che lei dorma con lui, per stanotte, per non aver paura
Una dolce mutilazione corporea dei piedi, delle braccia, le gambe unite insieme per creare una sirena, le grandi labbra trapassate da un gioiello di metallo

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